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Ovodonazione: mio figlio mi assomiglierà?

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Dott.ssa Priscilla Andrade

Ginecologa presso Clinica Fertilab Barcelona

Man mano che cresce l’utilizzo di trattamenti di riproduzione assistita, la l’ovodonazione è una delle pratiche meno discusse, poiché comporta l’intervento di una donatrice. La maggior parte delle future mamme si chiede infatti se il proprio bambino le assomiglierà, una domanda lecita quando si diventa genitori e si sogna il volto del proprio figlio. Facciamo chiarezza su questo particolare trattamento rispondendo a tutti i quesiti più frequenti.

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Che cos’è l’ovodonazione?

L’ovodonazione, anche conosciuta come donazione di ovociti, è una procedura medica in cui una donna dona volontariamente alcuni dei propri ovuli, che possono essere utilizzati con la fecondazione eterologa da una coppia con problemi di fertilità. Si tratta di una procedura più complessa rispetto alla seme-donazione (donazione del liquido seminale maschile).

Tale procedura prevede l’esecuzione di una piccola operazione chirurgica (nota come puntura follicolare) per estrarre gli ovociti. Gli ovociti vengono quindi estratti in laboratorio, con il seme del partner o di un donatore esterno alla coppia, grazie alle tecniche di procreazione medicalmente assistita appropriate.

Coloro che scelgono di donare i propri ovociti presso una clinica di riproduzione assistita devono sottoporsi a diversi esami, tra cui un’analisi del loro stato emotivo, e devono inoltre effettuare test per le patologie infettive e genetiche.

La donazione di ovociti è un atto di grande generosità e responsabilità, e le cliniche richiedono ai potenziali donatori di seguire un protocollo ben definito prima della donazione.

Leggi tutte le informazioni più dettagliate sul trattamento di Ovodonazione

 

Somiglianza coi genitori

Durante gli ultimi decenni, molte più coppie e persone single alla riproduzione assistita per avere un bambino. Una di queste tecniche è la ovodonazione, in cui la fecondazione avviene in vitro con gli ovociti di una donatrice e il seme del partner, oppure con lo sperma di un donatore nel caso in cui la paziente sia single.

La donazione di ovociti aiuta molte coppie o donne con problemi di fertilità a raggiungere il loro obiettivo. Ma c’è una preoccupazione: ci saranno somiglianze tra il bambino e la mamma? Grazie al contributo dell’epigenetica, è possibile che la madre che ha ricevuto un’ovodonazione trasmetta qualcosa di sé al proprio figlio, nonostante non sia la sua vera madre biologica.

In altre parole, anche se il bambino non erediterà le caratteristiche genetiche della madre che ha ricevuto l’ovodonazione, potrà comunque avere qualcosa in comune con lei.

L’epigenetica è una disciplina scientifica che esplora come le caratteristiche ereditarie possano essere trasmesse indipendentemente dalla sequenza del DNA. Queste interazioni riguardano il fenotipo, ovvero le caratteristiche fisiche e funzionali di un organismo.

Quando una donazione di ovociti viene effettuata, il patrimonio genetico dell’embrione deriva dalla donatrice, ma la madre può ancora influenzare la trasmissione delle informazioni attraverso l’ambiente uterino, l’alimentazione durante la gravidanza e altri fattori legati allo stile di vita. Inoltre, i cromosomi della madre possono anche modificare l’espressione genica del feto.

Il processo epigenetico ha dimostrato di essere una fonte importante di informazioni genetiche trasmesse da generazione in generazione e può anche influenzare le modifiche ambientali nelle funzioni cellulari.

 

Come funziona l’ovodonazione

Il codice genetico di base di un bambino è determinato dalla donatrice di ovuli e dal partner della ricevente. Questo significa che ogni caratteristica fisionomica è determinata dai loro geni. La teoria del gene dominante/recessivo che prevede che il bambino avrà gli occhi castani se il donatore di ovuli ha gli occhi azzurri e il partner del destinatario dell’uovo ha gli occhi marroni, è obsoleta e piuttosto semplicistica. In realtà secondo la scienza esistono numerose combinazioni per il colore degli occhi a seconda del come vengono espressi i geni.

Gli occhi del bambino potrebbero quindi essere marroni, azzurri, verdi o anche un mix di colori. Inoltre, l’ereditarietà genetica non si limita solo al colore degli occhi ma anche a caratteristiche come la forma del viso, la forma del corpo, i tratti della pelle, la struttura delle orecchie e persino l’altezza degli adulti. Il partner del destinatario dell’uovo è responsabile della metà della composizione genetica del bambino, ma come avviene l’influenza dei geni verso il figlio?

Sebbene il bambino non abbia una connessione diretta con il DNA del destinatario, alcune ricerche recenti suggeriscono che il DNA di quest’ultimo influenzi lo sviluppo del bambino. Ad esempio, studi hanno dimostrato che i tratti fisici di un bambino possono essere in qualche modo influenzati dalle caratteristiche del destinatario dell’ovulo, ad esempio la carnagione, gli occhi, i capelli e così via, ma anche la salute mentale e fisica del bambino sono coinvolte.

 

Perché si ricorre all’ovodonazione? 

Una donna potrebbe aver bisogno degli ovociti di un’altra perché ha una situazione di menopausa/premenopausa o perché gli ovociti hanno una scarsa qualità. Ci sono diversi motivi per cui una donna può trovarsi in questa situazione.

  • L’età è un fattore importante: quando la donna supera i 44 anni, le probabilità di avere una gravidanza sana diventano estremamente remote. La bassa riserva ovarica può portare a una riduzione delle possibilità di gravidanza.
  • Anche alcuni interventi chirurgici, l’irradiazione della pelvi oi trattamenti chemioterapici possono ridurre la capacità delle ovaie di produrre ovociti.
  • Quando ci troviamo di fronte numerosi fallimenti del trattamento PMA, una possibile causa potrebbe essere un danno non visibile alla qualità degli ovociti. La soluzione, quindi, potrebbe essere la sostituzione degli ovociti, ma non si può escludere che anche lo sperma possa dover essere sostituito.
  • Un’altra causa comune di fallimento della PMA è la menopausa precoce, che può suonare le donne anche giovani (ad esempio, a 30 anni) senza una causa chiara.
  • Altre cause più rare sono anomalie genetiche, infezioni o poli abortività. In alcuni casi, tuttavia, le cause della menopausa precoce sono legate a fattori chirurgici o genetici. a 30 anni, senza una causa chiara.

 

Chi può ricorrere a questo trattamento?

In generale, il limite di età per le donne che desiderano concepire un bambino è di 50 anni, mentre per gli uomini è di 65 anni. Questa indicazione non è esplicitamente presente in alcuna legge, ma bisogna evita redi esporre le donne a rischi eccessivi.

Ciò è dovuto al fatto che una gravidanza può essere estremamente stressante per l’organismo, e in età avanzata può portare a problemi come gestosi, parto pretermine, difetto di crescita fetale o patologie placentari.

Vale anche la pena ricordare che la coppia deve essere composta da maggiorenni di sesso diverso e che devono essere sposate o conviventi da più di un anno.

Autore
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Dott.ssa Priscilla Andrade

Ginecologa presso Clinica Fertilab Barcelona

Data di pubblicazione
24 Dicembre 2022
Data di aggiornamento
24 Dicembre 2022

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