In questi casi, infatti, la menopausa arriva con notevole anticipo: prima dei quarant’anni. Ciò può essere dovuto a patologie di vario tipo (come l’insufficienza ovarica, il diabete o le patologie autoimmuni), a cause genetiche (è successo anche ad altre donne della famiglia) oppure la menopausa può essere indotta chirurgicamente (magari in seguito ad un cancro e a trattamenti di chemioterapia o radioterapia) o ancora, ci sono dei casi in cui la causa non è conosciuta.
Anche la menopausa comporta dei cambiamenti significativi nello stato di salute della donna. A causa dell’alterazione ormoni, le ovaie smettono di produrre ovociti ed è proprio questo porta alla scomparsa delle mestruazioni e, di conseguenza, a interrompere la capacità del corpo di concepire tramite rapporti sessuali. Pertanto, proprio perché si tratta di donne giovani, questo momento può essere vissuto con grande angoscia e timori, perché si teme di non riuscire più ad avere figli e coronare il proprio desiderio di maternità.
In realtà, tramite le tecniche di procreazione medicalmente assistita (PMA) o fecondazione assistita, la gravidanza è ancora e assolutamente possibile. Nei casi in cui la menopausa sia dovuta ad asportazione delle ovaie per un tumore oppure si teme una riduzione importante della fertilità a causa della chemioterapia o della radioterapia, la fertilità può essere preservata andando a vitrificare gli ovociti prima del trattamento. In questo modo, successivamente alla fine delle cure, si potrà avere una gravidanza utilizzando i propri ovociti.
I sintomi della menopausa precoce: come superare l’impatto emotivo
Come per ogni evento fisiologico, ogni persona reagisce in maniera differente e, quindi, ogni donna è diversa dall’altra nello sperimentare i vari sintomi correlati all’insorgenza della menopausa. A causa dell’alterazione ormonale, i sintomi più comuni sono le caldane (le cosiddette “vampate di calore”) e la sudorazione notturna.
Altri sintomi, invece, possono riguardare i genitali, con perdita di elasticità e secchezza vaginale, e una diminuzione del desiderio sessuale. Comunque, tutti questi sintomi potrebbero non presentarsi tutti insieme oppure presentarsi con intensità variabile. Se con il tempo questi sintomi non dovessero scomparire del tutto o dovessero rendere difficili le normali attività di vita quotidiana, è importante rivolgersi al proprio medico per iniziare una terapia adeguata al proprio caso.
Dato che generalmente ci si aspetta la menopausa intorno ai cinquant’anni, sperimentarla con dieci anni o più d’anticipo per molte donne è un vero colpo a livello psicologico. Ciò può andare a ridurre notevolmente l’autostima di una donna e a farla sentire “vecchia” oppure poco desiderata e desiderabile agli occhi del proprio partner.
Questo perché si tende ad associare la fertilità ad una persona giovane. Per risolvere la situazione ed attenuare i sintomi, bisogna seguire la terapia più adeguata e rivolgersi anche a uno specialista per il supporto psicologico. Molte donne risentono di questa situazione perché sanno di non poter più avere figli con i propri ovociti.
Questa situazione può essere però facilmente risolvibile ricorrendo alla fecondazione in vitro tramite ovodonazione (donazione di ovociti da parte di un’altra donna) e questa prospettiva viene largamente accettata dalla maggior parte delle donne con menopausa precoce e un forte desiderio di maternità.
Ovodonazione e menopausa precoce: cos’è, come si fa
Quando una coppia ha difficoltà a concepire, per ottenere una gravidanza, può rivolgersi a un medico per la procreazione medicalmente assistita (o PMA). Questo insieme di procedure mediche consente di concepire anche in caso di problemi di fertilità sia a carico della donna, che dell’uomo. Nel caso di una donna in menopausa precoce che decide di diventare madre, è possibile ricorrere all’ovodonazione, che è il termine generico che si utilizza per riferirsi, in maniera più tecnica e precisa, alla “fecondazione in vitro eterologa con ovociti di donatrice”.
Nella fecondazione in vitro, la fecondazione dell’ovulo da parte dello spermatozoo avviene in laboratorio su una piastra di coltura (quindi esternamente al corpo della donna, perciò si definisce “in vitro”). L’embrione (o gli embrioni) viene poi impiantato nell’utero della donna e dopo circa 15 giorni si verifica, tramite test di gravidanza, se la paziente è incinta oppure no. Si parla poi di “fecondazione eterologa” perché uno dei due gameti è esterno alla coppia.
In questo caso sono gli ovuli, perché si utilizzano ovociti di donatrice, ovvero donati da un’altra donna. Il procedimento è quasi lo stesso della fecondazione omologa con i propri ovociti, solo che la paziente non viene sottoposta a stimolazione ormonale per la maturazione degli ovociti, ma solamente a una procedura medica e farmacologica per preparare l’endometrio ad accogliere l’embrione.
Per assicurare il successo della procedura, la donatrice viene scelta con estrema cura e attenzione. Deve essere una donna di età compresa tra i 20 e i 35 anni (nel pieno della fertilità) e in perfetto stato di salute sia fisica che mentale.
A chi rivolgersi per l’ovodonazione: in Italia o all’estero?
La fecondazione eterologa è legale in Italia solamente a partire dal 2014. Infatti, la legge numero 40 del 2004 vietava espressamente il ricorso a questo genere di tecniche. Poi, con la sentenza della Corte Costituzionale del 09/04/2014, questo divieto è stato considerato illegittimo ed è stato rimosso. Tuttavia, nel nostro paese ci sono una serie di limiti a questa procedura.
Il primo è il fatto che si tratta di un trattamento aperto solamente alle coppie eterosessuali (di sesso diverso), mentre il secondo è la mancanza di donatrici. Quindi, né le donne single, né le coppie composte da due donne, possono accedervi. Pertanto sono tanti gli Italiani che vanno all’estero, più nello specifico in Spagna, per sottoporsi a questa procedura medica.
La Spagna è il primo paese in Europa, e il terzo nel mondo, per quanto riguarda la PMA e le percentuali di successo, già dopo solamente un ciclo di trattamento, sono piuttosto elevate.