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Si può conoscere in anticipo la qualità dei miei ovociti?

Dott.ssa Priscilla Andrade

Dott.ssa Priscilla Andrade

Ginecologa presso Clinica Fertilab Barcelona

A differenza degli uomini, le donne, per potersi riprodurre e diventare genitori, nascono già con un proprio “corredo” di ovuli (o ovociti) contenuti nelle proprie ovaie che si chiama riserva ovarica. In media si parla di circa 300 mila/400 mila ovociti e, tra questi, solamente circa 300/400 diventeranno ovociti maturi e adatti a essere fecondati dallo spermatozoo maschile. Ogni mese, infatti, viene portato a maturazione un solo ovocita, mentre altri 10 o 12 circa si disgregano e vengono “persi”.

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Con gli anni, quindi, la riserva ovarica tende a diminuire e a ridurre la propria qualità. Non esistono delle tecniche che consentono di migliorare la qualità degli ovociti presenti, ma esistono invece degli esami per conoscere la quantità e la qualità degli ovociti. Uno dei fattori fondamentali da tenere in considerazione è sempre l’età della donna, ma questo fattore va poi correlato ad altri parametri, anche perché ci possono essere delle discrepanze tra età anagrafica ed età biologica (una donna più giovane, ad esempio, può avere una fertilità ridotta rispetto a una donna più grande d’età o viceversa). Comunque, la qualità degli ovociti è inversamente proporzionale all’età della paziente.

Per misurare la riserva ovarica viene effettuato il dosaggio ematico dell’ormone FSH (ormone follicolo stimolante) che interviene proprio nella produzione dell’ovocita da parte delle ovaie. Fatto ciò, si procede con una conta ecografica dei follicoli prodotti. Questo passaggio è fondamentale per capire quanti sono gi ovociti presenti in quel determinato ciclo mestruale. Questa conta è fondamentale per capire quale tecnica di procreazione medicalmente assistita (PMA), in caso di problemi di fertilità, sia la migliore da utilizzare per consentire l’instaurarsi di una gravidanza. In tal senso è possibile anche sapere come la donna risponderà all’eventuale stimolazione ovarica necessaria per questo genere di procedure.

 

Perché è importante conoscere la propria riserva ovarica

Conoscere la riserva ovarica di una donna è un’informazione essenziale per più motivi. Essa, infatti, permette di capire se il patrimonio follicolare della paziente è nella norma e di suggerire le tempistiche e la tecnica di fecondazione assistita più adeguate da utilizzare per cercare e instaurare una gravidanza. In più, permette anche di individuare il protocollo terapeutico più adatto per la crescita follicolare e per ottimizzare la risposta ovarica.

Come è possibile immaginare, la qualità degli ovociti è quella che va a influenzare positivamente o negativamente la fecondazione e la probabilità di ottenere una gravidanza. Gli ovuli subiscono lo stesso processo di invecchiamento che subiscono le altre cellule con il passare degli anni e quindi si deteriorano e perdono alcune sostanze fondamentali per il loro buon funzionamento.

Questo processo inizia già a partire dai 35 anni, ma raggiunge il suo picco oltre i 40 anni. Pertanto, una donna al di sotto dei 30 anni, generalmente, ha più probabilità di ottenere e di portare a termine una gravidanza rispetto a una donna over 40. Anche se, anche donne più giovani possono presentare problemi di fertilità a causa di difetti a carico delle ovaie per patologie congenite, traumi, menopausa precoce, cattive abitudini nello stile di vita (come il fumo) oppure per altre motivazioni.

 

Tecniche PMA in caso di scarsa qualità ovocitaria: la fecondazione in vitro

La fecondazione in vitro (o FIV o FIVET) è una tecnica di procreazione medicalmente assistita in cui si prelevano, tramite aspirazione, gli ovociti dalla paziente (dopo stimolazione ovarica ormonale che consente di ottenere in media all’incirca 8/10 ovociti) e li si portano in laboratorio. Qui, su una piastra di coltura opportunamente preparata, avviene la fecondazione attraverso lo spermatozoo del partner maschile della coppia. Una volta avvenuta la fecondazione, gli embrioni si studiano per tre giorni e si selezionano quelli migliori.

Una volta selezionato l’embrione migliore (non ci sono limiti nella quantità di embrioni da impiantare, ma generalmente si procede con un embrione alla volta) lo si trasferisce nell’utero della paziente e si aspettano all’incirca due settimane per poter fare il test di gravidanza. Sotto questo punto di vista il nostro paese è un po’ indietro, anche perché consente solamente alle coppie eterosessuali di sottoporsi a queste tecniche, negandole quindi alle donne single e alle coppie omosessuali. Pertanto sono tanti gli Italiani che si recano in Spagna per diventare genitori e allargare la famiglia, dato che si tratta del primo paese in Europa (il terzo nel mondo) nell’ambito delle PMA.

 

Ovodonazione in caso di riserva ovarica bassa: come si esegue, quando serve

Possono esserci dei casi in cui la riserva ovarica è bassa oppure la qualità degli ovociti è tale da non consentire una gravidanza anche dono numerosi tentativi di fecondazione in vitro. È quindi in questo contesto che si può prendere in considerazione l’idea di ricorrere all’ovodonazione, una tecnica di fecondazione eterologa.

In questa procedura, infatti, viene utilizzato l’ovulo di una donatrice, che viene poi fecondato con lo spermatozoo del partner maschile della coppia. Si tratta di un atto di grande amore e di generosità nei confronti di una donna per un’altra donna, che le consente di realizzare il proprio desiderio di diventare madre. La partner femminile che riceve l’ovocita porterà quindi avanti la gravidanza e potrà, a suo modo, “plasmare” il bambino e la bambina in arrivo attraverso il proprio stile di vita e i propri stati d’animo.

Numerosi studi scientifici hanno infatti evidenziato come il corredo genetico sia solamente una piccola parte dei fattori che influenzano un individuo, che invece viene modificato anche dall’ambiente in cui cresce. Uno dei limiti, per alcune donne, nel sottoporsi a questa procedura è proprio il timore di non sentire “proprio” questo figlio nato dall’ovulo di un’altra donna e che quindi non possiede il suo DNA. Questo timore può essere facilmente superato tenendo conto di quanto detto in precedenza e del fatto che ogni persona non è rappresentata da una singola cellula (l’ovocita, in questo caso), ma da una moltitudine di cellule e di fattori esterni.

Anche in questo caso, nel nostro Paese siamo un po’ indietro relativamente a questa procedura, in quanto si fa fatica a trovare donatrici (ricordiamo che la donazione è un atto volontario e gratuito), molto probabilmente perché c’è poca “cultura” in tal senso. E, proprio per questo, anche per l’ovodonazione sono tanti gli Italiani che si rivolgono a cliniche spagnole.

Autore
Dott.ssa Priscilla Andrade

Dott.ssa Priscilla Andrade

Ginecologa presso Clinica Fertilab Barcelona

Data di pubblicazione
25 Maggio 2023

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