Cause della gravidanza biochimica
I motivi legati all’avvenimento di una gravidanza biochimica sono molteplici, e non si differenziano poi molto da quelli che provocano ogni altro tipo di aborto spontaneo: in primo luogo l’aneuploidia dell’embrione (termine con cui si intende un’alterazione del numero dei cromosomi), o anomalie che riguardano la struttura uterina materna. È stato a quest’ultimo scopo eseguito uno studio che ha individuato come le gravidanze biochimiche interessino maggiormente le donne il cui spessore endometriale, nella fase pre-ovulatoria, è inferiore a 9 mm.
Altre cause possono essere rappresentate da infezioni e patologie che coinvolgono l’apparato genitale femminile (ad esempio l’endometriosi), malformazioni genetiche dei gameti, fattori endocrini come alterazioni della secrezione ormonale da parte della tiroide, o ancora dalla presenza di fibromi o polipi a livello uterino.
Tra i fattori predisponenti, rientrano invece condizioni di forte stress, abuso di alcol e tabacco, età avanzata, obesità.
E bene però ricordare che la gravidanza biochimica è nella maggior parte dei casi un fenomeno fisiologico, che non rappresenta dunque nulla di patologico che debba destare allarmismi. In caso si verificassero gravidanze biochimiche continue, tuttavia, è opportuno eseguire esami volti ad escludere problemi al sistema riproduttivo della donna, che impediscono alla gravidanza di proseguire fino ad essere confermata dall’ecografia (si parla in questo caso di “gravidanza clinica”).
Come riconoscere e cosa fare se si verifica una gravidanza biochimica
Come detto in precedenza, è difficile accorgersi di una gravidanza biochimica, a causa della rapidità con cui essa giunge alla sua conclusione. Ci possono essere tuttavia alcuni mutamenti nel flusso mestruale, collegati all’avvento dell’aborto: in questi casi le perdite ematiche potrebbero essere più abbondanti del solito, di colore rosso vivo e con coaguli, o potrebbero comparire dolori a livello addominale simili a contrazioni, dovute all’utero che espelle il prodotto del concepimento.
Anche se questi sintomi sono passeggeri e non lasciano alcuna conseguenza sull’organismo femminile, il fallimento di una gravidanza potrebbe avere delle ripercussioni negative a livello psicologico, soprattutto in quelle donne che da tempo sognano di avere un bambino.
L’aborto causato da una gravidanza biochimica non richiede comunque alcun tipo di intervento e/o trattamento: non è infatti necessario assumere farmaci o procedere con il raschiamento per “ripulire” la cavità uterina, pratiche che generalmente sono la prassi in caso di aborti che insorgono in stadi più avanzati della gravidanza. Questo per un motivo molto semplice: l’arrivo repentino delle mestruazioni permette la naturale espulsione di ogni eventuale residuo.
La gravidanza biochimica influisce sulla fertilità?
La gravidanza biochimica può avvenire sia in caso di concepimento naturale, sia in seguito a fecondazione assistita. Una delle domande e delle preoccupazioni che assillano maggiormente le donne che ne vengono colpite, è se essa in qualche modo comprometta la futura possibilità di avere un bambino.
La risposta è in questo caso estremamente ottimistica e confortante: la gravidanza biochimica non altera in alcun modo la fertilità della donna. Anzi: gli alti valori dell’ormone beta-HCG sono un segnale predittivo positivo per il verificarsi di future gravidanze.
Numerosi studi confermano infatti che chi ha sperimentato una gravidanza biochimica fisiologica ha più possibilità di avere un bambino di coloro che invece, pur provandoci, non sono mai rimaste incinta. Con la gravidanza biochimica, del resto, la fecondazione è avvenuta a tutti gli effetti, ma semplicemente è terminata rapidamente a causa del mancato impianto dell’embrione: ciò implica che entrambi i partner sono fertili.
Anche laddove si verificassero più gravidanze biochimiche continue, ma si escludono cause patologiche, come malformazioni uterine o problematiche che riguardano l’intero organismo della donna, non vi è nessuna riduzione della percentuale di probabilità di portare a termine in futuro una gravidanza clinica.
Dopo quanto tempo riprovare ad avere un bambino?
Se si verifica un aborto spontaneo, il ciclo ovulatorio tenderà a riprendere normalmente dopo pochi giorni; ci possono essere tuttavia alcuni ritardi nell’arrivo della mestruazione successiva (secondo una stima, generalmente essa fa la sua comparsa 40 giorni dopo l’aborto), ma questo fatto non deve scatenare alcun tipo di allarmismo, in quanto è un evento del tutto normale.
Si può di conseguenza riprovare a concepire un figlio subito dopo l’avvento della nuova mestruazione, senza nessuna controindicazione.
Nei casi in cui la gravidanza biochimica avesse generato sconforto e timori nella donna, sarebbe però opportuno attendere il sopraggiungere di un miglior stato emotivo prima di tentare una gravidanza: le alterazioni psicologiche e lo stress che ne consegue sono infatti una delle cause principali del mancato concepimento. Se questo senso di disagio persiste, dunque, è consigliabile rivolgersi ad uno psicologo, che possa indicare la strada migliore da seguire per lasciarsi alle spalle ogni dannosa negatività.