Si tratta della tecnica “parallela” a quella della donazione di liquido seminale. In questo caso, infatti, vengono utilizzati, come gamete esterno alla coppia, gli ovociti femminili ed è per questo che ci si riferisce a questo genere di tecniche con il nome di “fecondazione eterologa”. Uno dei due gameti è esterno alla coppia, mentre l’altro è interno; in questo caso, il gamete interno alla coppia è il seme maschile. Gli ovociti vengono prelevati dalla donatrice attraverso un intervento chirurgico chiamato puntura follicolare o prelievo.
Dopo la fecondazione in vitro, l’embrione viene impiantato nell’utero della donna della coppia (che viene opportunamente preparato con farmaci appositi somministrati o in forma orale o transdermica o vaginale) e si dà avvio alla gravidanza. La donatrice dev’ essere consapevole di ciò che sta facendo e deve donare spontaneamente i propri ovuli, con lo scopo e il desiderio di permettere a una coppia di avere un figlio. Per essere certi del suo ottimale stato di salute generale, deve inoltre essere sottoposta ad alcuni esami specifici.
Perché ricorrere all’ovodonazione e usare gli ovociti di un’altra donna
Ci sono diversi motivi per i quali ricorrere all’ovodonazione. Quello principale è sicuramente una difficoltà della coppia a concepire e ad ottenere una gravidanza. Uno dei fattori che incide enormemente sulla fertilità della donna è l’età. Superati i 35 anni, la fertilità diminuisce gradualmente, mentre, superati i 44 anni, le possibilità di avere una gravidanza e poi di partorire un bambino sano calano in maniera significativa.
Un altro motivo è la bassa riserva ovarica che causa una scarsa produzione di ovociti, di conseguenza, anche procedendo a una stimolazione ovarica per una PMA autologa, si avrebbero poche probabilità di ottenere ovociti e di iniziare una gravidanza. Anche interventi chirurgici passati, trattamenti chemioterapici o tumori che si sono irradiati nelle pelvi potrebbero causare una riduzione nella produzione di ovociti, per via di lesioni totali o parziali delle ovaie; i fallimenti ripetuti di PMA sono un’ulteriore indicazione per procedere con l’ovodonazione.
Alle volte capita che non si riesca a dare una spiegazione plausibile per continui fallimenti della PMA, pertanto, potrebbe esserci un danno nascosto della qualità degli ovociti. In alcuni casi, potrebbe essere necessario sostituire non solo gli ovociti, ma anche gli spermatozoi. La menopausa precoce (chirurgica o genetica) porta a non produrre più ovociti e quindi è consigliabile usare gli ovociti di una donatrice. Tra le cause più rare in tal senso, possiamo trovare anche delle anomalie genetiche o infettive e numerosi aborti ripetuti.
Ovodonazione in Italia: è legale? Cosa dice la legge
In Italia la procedura di fecondazione eterologa con donazione di ovociti (e tutte le tecniche di fecondazione eterologa) è arrivata abbastanza di recente. La legge numero 40 del 2004 vietava espressamente le tecniche di fecondazione eterologa. È stata la sentenza della Corte Costituzionale del 09/04/2014 a rimuovere tale divieto, considerandolo illegittimo; di conseguenza, la donazione di ovociti è legale in Italia, così come la donazione di sperma. Si tratta di una procedura aperta a coppie eterosessuali (di sesso diverso) maggiorenni e sposate o conviventi da più di un anno.
Un problema che è sorto nel nostro Paese, però, è quello della mancanza di donatrici. La donazione, sia in Italia che a livello europeo, avviene a titolo gratuito (non viene corrisposto alcun compenso economico, questo per evitare il commercio di ovuli e seme) e volontario. Pertanto, non è semplice trovare donne che siano disposte a sottoporsi a cure ormonali e a un intervento chirurgico leggermente invasivo per donare i propri ovociti.
Per ovviare a questa difficoltà, in Italia si prosegue per due vie: la prima è la condivisione di ovociti (o egg sharing) in cui una donna che si sottopone a un ciclo di fecondazione omologa (con i suoi ovociti e con il seme del proprio partner) decide di donare a un’altra donna i suoi ovuli in eccesso; la seconda è quella di acquisire gli ovuli da banche estere, stipulando opportuni accordi con esse. Dati i problemi e i ritardi che possono incorrere nel nostro paese per sottoporsi a tale procedura, alcune coppie decidono di andare in paesi esteri come la Spagna, che sono più all’avanguardia relativamente a queste metodiche.
Quali sono i requisiti della donatrice e come viene selezionata
Per garantire la massima qualità degli ovociti da impiantare nella ricevente, così da ottenere una gravidanza, le donatrici devono avere determinati requisiti fondamentali per poter essere sottoposte al prelievo degli ovuli. Il primo fatto da tenere in considerazione, come abbiamo potuto comprendere in precedenza, è proprio l’età.
L’età della donatrice dev’ essere infatti compresa tra i 20 e i 35 anni e la sua funzione ovulatoria deve essere normale. Inoltre dev’ essere in ottime condizioni di salute sia fisiche che psicologiche e non deve presentare malformazioni o malattie genetiche, ereditarie o congenite. La donatrice deve anche accettare di sottoporsi ad un esame ginecologico per valutarne la fertilità e alle analisi del sangue. La donazione avviene poi in forma totalmente anonima e volontaria.
Quando si deve selezionare la donatrice di ovociti, poi, si valutano alcuni fattori (oltre a quelli già elencati in precedenza). Infatti, è opportuno effettuare una procedura che viene chiamata “matching”, o abbinamento, come stabilito dalle linee guida per la fecondazione eterologa. Per prima cosa, è opportuno che il gruppo sanguigno della donatrice e della coppia ricevente siano compatibili. In più, vanno garantite le stesse caratteristiche in relazione all’etnia, al colore della pelle e ad altri fattori di somiglianza con la coppia, in modo tale da favorire l’integrazione familiare del nuovo nato.
Perché una donna decide di donare gli ovociti: eventuali rischi
Tante donne decidono di donare gli ovuli per fare un gesto altruistico nei confronti di altre donne e realizzare il loro desiderio di diventare madri. Pertanto, questo gesto si può comparare a quello della donazione di altri tessuti oppure organi corporei (come il sangue, le cellule staminali, ecc.). Avere un figlio può fare bene anche al benessere psicologico di una persona ed è questo che spinge molte donne a donare i propri ovociti. In più, si tratta di un gesto anonimo effettuato nella totale tutela della privacy.
C’è chi si chiede se donare gli ovociti può ridurre la fertilità della donna, ma non è proprio così. Sappiamo che le donne nascono con una determinata quantità di ovociti che vengono disgregati nel tempo. Questa distruzione avviene spontaneamente già nella fase pre-puberale, ma continua anche dopo la pubertà.
Ogni mese un solo ovocita viene portato ad ovulazione, ma nel mentre ne vengono persi altri. Quindi, questa perdita fisiologica di ovociti, porta alla menopausa. Di conseguenza, sottoporsi a stimolazione ovarica per ovodonazione, porta a far maturare altri ovociti che normalmente andrebbero persi e non a far diminuire la riserva ovarica. Per quanto riguarda i limiti alla donazione di ovociti, ogni donna può far nascere al massimo 10 bambini con i propri ovuli.
Come si crea il legame madre-figlio dopo l’ovodonazione
Alcune donne sono restie a sottoporsi alle procedure di ovodonazione perché ha un impatto emotivo molto forte su di esse e temono di non riuscire a riconoscere e ad accettare questo figlio come loro. In realtà, i centri di fecondazione assistita cercano in tutti i modi di garantire la migliore compatibile tra le caratteristiche degli ovuli della donatrice e quelle della coppia ricevente.
Per legge, comunque, la coppia non può scegliere le caratteristiche della donatrice, ma viene loro assicurata una compatibilità relativamente a: gruppo sanguigno, altezza, tipo e colore di capelli, colore di occhi, etnia, nazionalità e carnagione. Alcune procedure matematiche riescono a ricostruire il volto della donatrice e quello della ricevente per verificarne le somiglianze (questo senza inviare foto reali, sempre a tutela della privacy e dell’anonimato).
Inoltre, negli esseri umani non esistono solo le variabili genetiche, ma anche quelle cosiddette “epigenetiche”. I geni di una persona possono essere “attivati” o “disattivati” in base al contesto in cui si trovano ed è ciò che succede anche durante la gravidanza. Dunque, nei mesi di gestazione, la madre potrà, con il proprio stile di vita e le proprie sensazione, “modificare” il proprio bambino e sentirlo sempre più vicino e affine a lei.
È possibile risalire alla donatrice? O che la donatrice trovi il bambino?
Un requisito fondamentale per la donazione di ovuli è il totale anonimato, sia per la donatrice, che per la coppia. La donatrice non potrà in alcun modo rintracciare la coppia, o le coppie, che ha utilizzato uno dei suoi ovociti e non potrà entrare in contatto con il loro bambino o la loro bambina. Ciò è valido anche viceversa. Il bambino non riuscirà mai a conoscere l’identità della donatrice, ma potrà essergli spiegata tutta la procedura medica che ha portato a farlo nascere e che, nel modo, c’è una donna che ha voluto aiutare lui, o lei, e i suoi genitori a farlo venire al mondo.
Come si esegue l’ovodonazione: le fasi della procedura
Per eseguire la tecnica di FIVET con ovodonazione, bisogna effettuare due procedure fondamentali: il prelievo degli ovuli dalla donatrice e la preparazione dell’utero e dell’endometrio della ricevente. Come già anticipato, in ogni ciclo la donna generalmente produce un solo ovulo, pertanto, la donatrice viene sottoposta a una stimolazione ovarica controllata per ottenere più ovociti.
Le vengono somministrati degli ormoni (gli stessi che controllano il ciclo mestruale “classico) in dosi più alte, così da far maturare più ovociti. Generalmente si riescono a ottenere circa 10 o 12 ovociti. Questo processo richiede all’incirca 10/12 giorni. In questo periodo la donatrice viene monitorata dal punto di vista ecografico, così da verificare il numero e le dimensioni dei follicoli. Fatto ciò, viene somministrata un’ultima dose di ormoni che porta alla completa maturazione degli ovociti.
Gli ovuli possono così essere raccolti tramite aspirazione transvaginale guidata ecograficamente. Nel mentre che la donatrice viene preparata al prelievo degli ovociti, anche l’utero della ricevente viene preparato all’impianto. Se la donna ha ancora il ciclo mestruale (se è in menopausa non ce n’è bisogno) bisogna farle cessare l’attività ovarica. Per fare ciò, solitamente si una anticoncezionali o una dose analoghi del GnRH.
Poi è possibile preparare l’endometrio ad accogliere l’embrione somministrando farmaci orali oppure cerotti transdermici. Anche la ricevente va monitorata dal punto di vista ecografico, così da verificare le dimensioni dell’endometrio. Si tratta di una fase che dura due settimane circa.
Quando gli ovociti sono pronti, vengono fecondati con gli spermatozoi del partner maschile della coppia. Anche gli spermatozoi vengono accuratamente preparati in laboratorio. Attraverso alcune tecniche (una di queste è la MACS), vengono selezionati gli spermatozoi che hanno una capacità maggiore di fecondare l’ovocita. Gli spermatozoi vengono poi iniettati negli ovuli (in ogni ovulo viene inserito un solo spermatozoo vivo) e si verifica se ci sia stato o meno il concepimento. Dopo circa 2/6 giorni da questa procedura, gli embrioni vengono trasferiti nell’utero della ricevente attraverso una metodica sempre eco-guidata. Il giorno stesso e il giorno dopo viene consigliato riposo e poi si possono riprendere le attività di vita quotidiana, stando attente a sforzi violenti e allo sport. Per confermare la gravidanza dopo 12/14 giorni dalla procedura di impianto è possibile l’esame delle beta hCG o il test delle urine. Dopo ulteriori 15 giorni va eseguita un’ecografia che verifica la presenza della sacca gestazionale e del battito cardiaco.
Fecondazione eterologa con ovodonazione: i test di screening
Non solo le donatrici, per verificarne l’idoneità, ma anche la coppia ricevente deve sottoporsi ad attenti screening prima di procedere con la procreazione assistita.
La partner femminile deve sottoporsi a: esami sierologici, (epatite B e C, HIV e TPHA-VDRL) esami del sangue, (emocromo, transaminasi, glicemia, bilirubina) esami della coagulazione del sangue, esami della tiroide, (principalmente TSH e in alcuni casi anche FT3 e FT4) vitamina D, elettroforesi per evidenziale eventualmente anemia mediterranea, ECG, pap-test, ecografia mammaria e tampone vaginale per la ricerca di determinati agenti patogeni.
Il partner maschile deve sottoporsi a esami simili (sierologici, del sangue ed elettroforesi) più a spermiocoltura completa, sempre per la ricerca degli stessi agenti patogeni e ad esami genetici del cariotipo e per la fibrosi cistica.
Percentuali di successo ovodonazione: al primo ciclo e successivi
Quello che interessa a tutte le coppie che decidono di sottoporsi alla fecondazione in vitro eterologa con donazione di ovociti è ovviamente di riuscire nel proprio intento: diventare genitori e portare a casa un bambino o una bambina.
Dato che in questa tecnica si utilizzano embrioni esterni selezionati accuratamente, la possibilità di ottenere una gravidanza, già al primo ciclo di trattamento, sono piuttosto alte. Questo proprio perché non ci sono fattori che possano influenzare la fertilità ed il concepimento.
Il tasso di gestazione medio è di circa il 60%, con gravidanza verificata ecograficamente e con presenza di battito dell’embrione. Questo già solamente al primo ciclo di trattamento. La percentuale sale fino al oltre il 90% dopo tre cicli, in cui vengono utilizzati tutti gli embrioni prodotti durante ogni ciclo e in più trasferimenti.
Eventuali rischi e quanto costa l’ovodonazione
La procedura di ovodonazione non presenta rischi per la ricevente. Potrebbero sorgere delle complicanze, che non sono però da imputare alla procedura stessa, ma potrebbero dipendere dall’età della donna. Anche per la donatrice non ci sono complicanze, se non qualche fastidio come crampi addominali (simili ai crampi mestruali) e un po’ di sanguinamento vaginale, dovuto all’ago. Anche a lei, comunque, viene consigliato di stare a riposo il giorno successivo alla procedura.
Per quanto riguarda, infine, i prezzi dell’ovodonazione, essi dipendono dalla struttura presso la quale ci si rivolge e da tutti i servizi che sono compresi (test di screening, farmaci, ecc.). Si parta comunque da circa 4/5 mila euro a ciclo di trattamento.